Menu Chiudi

Ricino (Ricinus communis) (Ricina, Ricinus communis agglutinina e ricinina)

Caratteristiche
I semi di ricino sono oblunghi di colore marrone chiaro e con macchie marrone scuro; sono usati per produrre l’olio di ricino utilizzato in pitture e vernici, come olio lubrificante per motori a reazione, automobili ad alta velocità e macchinari industriali. L’olio di ricino è stato utilizzato anche come purgante. La ricina è contenuta nella polpa del seme dopo l’estrazione dell’olio, ma viene inattivata se l’estrazione dell’olio viene fatta a caldo. I semi di ricino ingeriti sono tossici solo se vengono masticati, in quanto la ricina viene rilasciata a seguito della rottura del seme. Le radici, le foglie, e i semi delle piante sono anche usati in rimedi tradizionali o popolari in tutto il mondo. Oltre la ricina il seme di ricino contiene anche altri due tossici: il Ricinus communis agglutinina e la ricinina.
Molti casi di animali morti per avvelenamento da Ricinus communis sono stati descritti a seguito dell’assunzione di questi di prodotti nei quali sono utilizzati i sottoprodotti derivanti dalla spremitura dei semi di ricino. Infatti la parte rimanente della spremitura è ricca di proteine. Questo sottoprodotto viene detossificato e utilizzato come additivo a basso costo in fertilizzanti organici, ammendanti del terreno o alimenti per animali (con la direttiva 2009/141/CE la Commissione Europea ha stabilito che il contenuto massimo di R. communis in alimenti destinati agli animali è di 10 mg/kg con un contenuto di umidità del 12%). In Europa, America e Asia sono riportati casi di avvelenamento di animali domestici, in particolare cani, soprattutto a seguito dell’ingestione di fertilizzante organico contenente il sottoprodotto derivato dai semi di ricino; l’ipotesi è che il processo di detossificazione lasci residui di ricina attiva nel sottoprodotto.

Modalità di azione
La ricina è una lectina glicoproteica composta da 2 catene, A e B, collegate da un legame disossidante: la catena B è una lectina che si lega alle glicoproteine e ai glicolipidi contenenti galattosio espressi sulla superficie delle cellule, facilitando l’ingresso della ricina nel citoplasma; la catena A inibisce la sintesi proteica mediante inattivazione irreversibile dei ribosomi attraverso la rimozione di una singola adenina dal ciclo dell’RNA. Questo processo blocca l’allungamento della catena dei polipeptidi portando la cellula a morte. La tossicità deriva, quindi, dall’inibizione della sintesi proteica, ma ci sono anche altri meccanismi non ben conosciuti che provocano l’induzione dell’apoptosi, l’alterazione della struttura e della funzione della membrana cellulare e il rilascio di mediatori dell’infiammazione (citochine). La pianta di ricino contiene anche un’altra lecitina glicoproteica, la Ricinus communis agglutinina che, a differenza della ricina, non è direttamente citotossico, ma ha affinità per i globuli rossi causando ad agglutinazione e successiva emolisi. La Ricinus communis agglutinina, non viene assorbita dall’intestino ma se viene somministrazione per via endovenosa causa emolisi. Infine, oltre la ricina, altamente tossica, e al Ricinus communis agglutinina, con bassa tossicità, la pianta contiene un altro composto tossico, la ricinina (o 3-ciano-4-metossi-N-metil-2-piridone) che appartiene al gruppo degli alcaloidi piperidinici; la ricinina è presente in tutte le parti della pianta ed è un insetticida naturale. Nei modelli sperimentali di topo, la ricinina provoca iperattività, convulsioni e morte per arresto respiratorio.

Segni clinici
Gli animali, a seguito di assunzione di ricina, mostrano debolezza, vomito, dolore addominale e diarrea emorragica. Questi sintomi si presentano fra le 2 e le 24 ore dopo l’assunzione del tossico.

Lesioni anatomo-patologiche
All’esame anatomopatologico si osserva congestione generalizzata, marcato edema dello stomaco ed enterite fibrino-emorragica acuta.

Skip to content